Trattamento di Fine Rapporto (TFR): come funziona e come viene tassato?

[Articolo aggiornato il 10 Dicembre 2023]

[Articolo aggiornato il 10 Dicembre 2023]

Sei un dipendente ma non sai cosa è il trattamento di fine rapporto (TFR)? Non c’è problema. Il team di Stupendio ha pensato a te. Ma prima, se vuoi comparare quanto pagano le aziende, iscriviti su Stupendio.

Per prima cosa, il trattamento di fine rapporto (TFR) esiste dal 1982 e ne hanno diritto i lavoratori subordinati del settore pubblico e privato, che potranno decidere se lasciarlo in azienda o investirlo in un fondo pensione integrativo.

Cos’è il trattamento di fine rapporto (TFR)?

Si tratta di una prestazione economica riconosciuta ai lavoratori dipendenti in aggiunta alla retribuzione annua lorda (RAL). Scopri quanto è lo Stipendio medio in Italia.

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è una retribuzione differita riconosciuta al dipendente per ogni mese di lavoro svolto. Infatti, non viene pagata subito. Ma quando si interrompe il rapporto di lavoro con l’azienda.

Come detto, spetta a tutti i lavoratori subordinati. Occupati con un contratto a tempo indeterminato o determinato, compresi i lavoratori part-time.

L’importo maturato è legato alla RAL del lavoratore. Quindi più guadagni, più il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) sarà alto. Il datore di lavoro la accantonerà per conto del lavoratore. Presso l’azienda o presso il fondo pensione integrativo.

Ricorda che se invece sei a partita IVA non avrai diritto al Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Per esempio il guadagno di un commercialista, un medico o uno psicologo non lo ricomprende.

Trattamento di Fine Rapporto TFR

Quando deve essere pagato il TFR?

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) deve essere pagato alla cessazione del rapporto di lavoro, a prescindere dalla motivazione. I casi sono i seguenti

  • licenziamento
  • dimissioni volontarie
  • raggiungimento della pensione

Il datore di lavoro dovrà quindi realizzare il calcolo del TFR e versare quando dovuto al dipendente. Ricorda che a seconda del tuo Contratto Nazionale del lavoro (CCNL), il datore di lavoro avrà un tempo massimo per versartelo.

Come calcolare il Trattamento di Fine Rapporto?

La rivalutazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR) avviene su base annuale secondo di indici di riferimento previsti e normative di legge.

La somma è maturata mensilmente, quindi i lavoratori devono ricevere il TFR anche se hanno prestato servizio per un periodo inferiore a 12 mesi.

Per calcolare il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) si usa la Retribuzione Annua Lorda (RAL). Il suo valore deve dividersi per un coefficiente di 13,5.

L’importo ottenuto è soggetto a una rivalutazione in base all’inflazione registrata durante l’anno tramite appositi indici.

A questa somma occorre aggiungere un tasso fisso dell’1,5%, ottenendo dunque il valore del trattamento di fine rapporto (TFR) spettante al lavoratore.

Esempio pratico di calcolo del TFR

RAL (retribuzione annua lorda): 20.000 euro

Calcoliamo 20.000/ 13,5 ottenendo un valore di 1.481,48 euro

L’indice di rivalutazione di riferimento è dell’1,5% e il coefficiente di rivalutazione Istat di 3,8.

Applicando l’indice di rivalutazione al valore di 1.481,48 euro si ottiene una rivalutazione totale di 64,44 euro.

Sommando la rivalutazione otteniamo un Trattamento di Fine Rapporto (TFR) di 1.545,92 euro.

Per dare un’idea, considera che il tuo Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è pari a circa un tuo stipendio mensile per ogni anno lavorato.

Se la tua Retribuzione Annua Lorda varia, anche il tuo Trattamento di Fine Rapporto varierà.

Per i dipendenti pubblici il sistema di calcolo del TFR è leggermente diverso rispetto a quello adottato per i dipendenti privati.

Infatti, l’importo è calcolato considerando una quota del 6,91% rispetto alla retribuzione annua lorda.

La somma totale viene ridotta in caso di anno frazionato, valutando un mese intero quando sono stati lavorati almeno 15 giorni nel mese.

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) del dipendente pubblico del caso precedente ammonterebbe a 1.382 euro. Valore a cui bisogna aggiungere la rivalutazione all’inflazione. L’importo comunque varia di anno in anno, quindi il calcolo deve essere realizzato annualmente tenendo conto dei vari parametri da utilizzare.

Tassazione del Trattamento di Fine Rapporto (TFR)?

All’importo lordo del TFR bisogna sottrarre le imposte obbligatorie per legge per ottenere il valore netto.

La tassazione non rientra nella dimensione dell’imposta sul reddito (non è cumulabile) ma è previsto un trattamento fiscale distinto.

Se il TFR è lasciato in azienda si considera l’aliquota media relativa agli ultimi 5 anni di servizio.

Invece, se il TFR è investito nei fondi di previdenza complementare, il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è tassato fino a un massimo del 15%. Il minimo è 9% dopo che è nel fondo da più di 15 anni.

Considera che se metti il TFR nel fondo pensione complementare, puoi dedurre ogni anno un importo fino a 5.165 euro.

Mentre, se richiedi l’anticipo, la tassazione applicata è la seguente:

  • tassazione pari al 23% per l’acquisto della prima casa;
  • aliquota del 15%, con sottrazione dello 0,30% per ogni anno di servizio dopo il 15° entro un massimo del 6%, richiedendo l’anticipo TFR per le spese mediche;
  • aliquota del 15%, con sottrazione dello 0,30% per ogni anno di servizio dopo il 15° entro un massimo del 9%, richiedendo l’anticipo TFR per motivi personali.

Liquidazione del TFR, tempi e modalità

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) viene pagato ogni volta che cessa il rapporto di lavoro tra il dipendente e il datore di lavoro. In caso hai usato l’anticipo, bisogna sottrarre questa somma in quanto già corrisposta.

I tempi di pagamento dipendono dal contratto collettivo di riferimento. La prescrizione avviene dopo 5 anni in assenza di un’apposita richiesta del lavoratore.

Nel caso dei dipendenti pubblici, le tempistiche di pagamento del TFR dipendono dal motivo che ha portato alla cessazione del rapporto di lavoro come segue:

  • entro 105 giorni in caso di cessazione del servizio per decesso o inabilità;
  • dopo 12 mesi dall’interruzione del rapporto lavorativo in caso di conclusione del contratto a tempo determinato, raggiungimento del limite anagrafico o pensionamento;
  • dopo 24 mesi dalla cessazione del servizio negli altri casi, tra cui dimissioni volontarie e licenziamento.

Dal 2014 la liquidazione del trattamento di fine rapporto (TFR) per i lavoratori del settore pubblico prevede queste modalità:

  • pagamento in un’unica soluzione fino a 50.000 euro.
  • versamento in due rate annuali se l’importo è compreso tra 50.000 e 100.000 Euro. Il valore della prima rata è pari a 50.000 euro.
  • pagamento in tre rate annuali se la somma complessiva è superiore a 100.000 Euro. Le prime due rate saranno pari a 50.000 Euro e la terza del valore rimanente.

Quando si può richiedere l’anticipo del TFR?

L’anticipazione del trattamento di fine rapporto (TFR) si può chiedere per acquisto o costruzione della prima casa o per sostenere delle spese mediche.

È possibile richiedere l’anticipo del TFR, purché si siano maturati almeno 8 anni di anzianità di servizio con lo stesso datore di lavoro. L’importo che si può richiedere è fino a un massimo del 70% del valore del TFR maturato fino a quel momento.

Anticipo Trattamento di Fine Rapporto senza giustificativo

Vi è inoltre la possibilità di richiedere l’anticipo del TFR anche senza una motivazione. In questo caso l’importo che si può richiedere è pari al 30% della somma maturata dal lavoratore fino a quel momento.

Il datore di lavoro potrebbe rifiutarsi di corrispondere la somma se il numero di dipendenti che richiede l’anticipo del TFR oltrepassa il 10% della forza lavoro, o il 4% dei dipendenti totali dell’azienda.

È possibile avere il Trattamento di Fine Rapporto in busta paga?

In Italia era stata avviata una sperimentazione, consentendo tale opzione ai lavoratori del settore privato occupati da almeno 6 mesi all’interno della stessa azienda.

Da giugno 2018 questa soluzione non è più consentita, quindi bisogna scegliere una delle modalità disponibili.

Destinare il TFR ad un fondo pensione o lasciarlo in azienda?

Le due opzioni per un lavoratore dipendente sono lasciare il TFR in azienda o investirlo in un fondo pensione.

Il tutto deve essere comunicato al proprio datore di lavoro entro sei mesi dall’assunzione.

Quando il TFR viene lasciato in azienda, se l’impresa ha meno di 50 dipendenti è il datore di lavoro responsabile della gestione dell’emolumento. Mentre per le attività con più di 50 dipendenti il TFR viene conferito automaticamente al Fondo di Tesoreria dell’INPS.

Va specificato che nel caso in cui il TFR venga lasciato in azienda viene applicata la tassazione secondo le aliquote IRPEF. Sempre però facendo la media degli ultimi 5 anni.

Quindi la scelta di molti dipendenti è quella di aderire a un fondo pensione. Si tratta di una forma di previdenza complementare, con la possibilità di ricevere al raggiungimento dell’età pensionabile il pagamento del capitale in un’unica soluzione oppure tramite una rendita.

Nei fondi pensione il TFR può rivalutarsi in modo maggiore rispetto ai minimi di legge, oltre a beneficiare di una tassazione agevolata. E’ fondamentale scegliere con attenzione il fondo giusto con il supporto di un consulente esperto.

Alcuni Contratti Nazionali del Lavoro hanno convenzioni con fondi specifici. Per esempio il CCNL metalmeccanico è affiliato al Fondo Cometa.

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